Il Comune di Valdastico è situato a nord della provincia di Vicenza sulla direttrice per Trento. Il suo territorio, appartenente alla fascia pedemontana vicentina, ha un’estensione di 2372 ettari in area montana, con altitudine variabile tra i 301 metri sul livello del mare del fondovalle e i 1720 metri delle Cime del Campolongo sulla sinistra e di Monte Spitz sulla destra Astico.
L’origine del nome deriva da “astacus”, gambero d’acqua dolce, forse alludendo alle diramazioni del largo letto del fiume, oppure perché il fiume era popolato dai comuni gamberi d’acqua dolce che popolano le zone di minor turbolenza delle acque correnti submontane, su substrati fangosi o ricchi di vegetazione.
A Forni fu rinvenuta una lapide paleoveneta. Nel Medioevo la Val d’Astico fu possesso del vescovo di Padova. A partire dal XII secolo vi si stanziarono popolazioni di lingua tedesca. In seguito il territorio alla destra del fiume passò a Vicenza, mentre quello a sinistra seguì le vicende di Asiago. Nel 1435 a Forni fu catturato Marsilio da Carrara, che fu poi decapitato a Venezia.
Tutto il territorio subì vaste distruzioni durante la prima guerra mondiale.
Il comune è stato costituito nell’anno 1940 riunendo il territorio censuario degli ex comuni di Forni e Casotto e delle frazioni di San Pietro e Pedescala già appartenenti al comune di Rotzo.
A testimoniare il ruolo del Comune nel secondo conflitto mondiale è il cimitero di Pedescala, la cui frazione fu teatro di una strage nel 1945, ormai a guerra conclusa, da parte delle truppe tedesche verso le frazioni di Pedescala, Forni e Settecà. Al cimitero conduce un lungo viale fiancheggiato da tigli che portano il nome dei caduti nell’eccidio.
Nell’ultimo secolo la popolazione, in continuo aumento, ha preso la via dell’emigrazione e, prima come lavoratori stagionali nelle grandi opere stradali e ferroviarie, poi con l’apertura di nuovi orizzonti, molti sono partiti per le Americhe dove si sono stabiliti colonizzando le fertili terre e fondando anche delle città come Encantado nel Rio Grande do Sul (Brasile) che oggi è gemellata con Valdastico.
Confinante a nord con i comuni di Pedemonte e Lastebasse, a est con i comuni di Rotzo e Roana, a sud con Cogollo del Cengio ed Arsiero e a ovest con Tonezza del Cimone, da Valdastico è possibile raggiungere questi paesi sia attraverso ampie strade asfaltate che attraverso carrarecce e numerosi sentieri panoramici che nei tempi andati collegavano le popolose contrade del fondovalle con gli abbondanti pascoli alpini e viceversa servivano anche per il trasporto a valle del pregiato legname d’opera tagliato nelle proprietà di uso civico.
Negli ultimi decenni Valdastico è stato influenzato positivamente dall’affermarsi dell’industria e dell’artigianato, con significativi riscontri percentuali di impiego anche nel settore terziario, tutto questo garantendo al visitatore un ambiente naturale incontaminato, come la riserva naturale della Val d’Assa dove si possono ammirare i reperti preistorici e interessante anche per chi ama camminare per i boschi, cimentarsi nella pesca alla pregiata trota “Fario” presente nel torrente Astico o nella raccolta dei funghi respirando i profumi della montagna.
Tra i luoghi che meritano certamente una visita, si segnalano a Valdastico:la Giassara di Forni, costruita nel 1898 in località Valpegara e oggi recuperata, è una importante testimonianza della civiltà contadina, il Gorgo del Santo che, attraverso un facile percorso panoramico (lungo la ex strada austriaca che univa Casotto a Scalzeri) che costeggia il Torrente Astico, si possono ammirare le cascate del Gorgo del Santo che la tradizione le vuole benedette da Papa Bonifacio IV perchè qui si dice che S. Giorgio abbia ucciso il drago; la Chiesa di S. Antonio da Padova a Pedescala di Valdastico, frazione in cui, nel 1571, è testimoniata la visita del vescovo Ormaneto in occasione della recente edificazione di una chiesa in onore di sant’Antonio di Padova: aveva il cimitero e due altari, ma non il fonte battesimale né la custodia eucaristica. Dalla relazione della visita pastorale successiva, nel 1587, risulta che la chiesa di Pedescala era passata sotto la giurisdizione di Caltrano. Nel 1615 divenne parrocchiale con sacerdote inamovibile e diritto di patronato, cui la popolazione rinunciò solo nel 1952. La chiesa, ricostruita tra il 1770 e il 1830, fu consacrata nel 1838 dal vescovo Modesto Farina. I bombardamenti del 1915-1918 distrussero chiesa e campanile, che vennero rifatti sul modello precedente, ma di dimensioni inferiori. La nuova chiesa, iniziata nel 1924, fu ultimata due anni dopo. Chiesa e campanile furono profanati ma si salvarono nel 1945, quando il paese fu in parte distrutto e 64 persone, compreso il parroco, massacrate nell’eccidio nazista.