L'ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE
NELLA
PEDEMONTANA
VICENTINA

Fin dal Medioevo nella pedemontana vicentina si insediò l’attività artigianale, documentata da una fitta rete di mulini, segherie e  magli. Per lo sviluppo industriale dell’Ottocento, infatti, l’energia idraulica è stata fondamentale.

Esplorare queste testimonianze significa venire a conoscenza delle attività, dei comportamenti e delle idee che hanno portato alla creazione di brand ora rinomati in tutto il mondo.

Schio presenta alcune interessanti testimonianze tutt’oggi visibili in pieno centro storico, legate alla vicende produttive della famiglia Rossi e quindi della ditta tessile Lanerossi.

Francesco Rossi, all’inizio del XIX secolo avvia un processo esemplare di industrializzazione, ma sarà il figlio Alessandro nel corso dell’800 a portare lo sviluppo manifatturiero locale a livelli altissimi.

Potete scoprire le vicende industriali della città prima passando a dare un saluto all’“Omo”, il primo monumento in Italia dedicato ai lavoratori, posizionato davanti al Duomo della città in Piazza Alessandro Rossi, e poi proseguendo lungo via Pasubio verso il Lanificio Rossi, con la grandiosa Fabbrica Alta nelle vicinanze,progettata nel 1862 dall’architetto Auguste Vivroux. L’edificio oggi dismesso ha un altezza di cinque piani e ospitava in ognuno una diversa fase della produzione laniera. Di fronte all’opificio troverete il Giardino Jacquard tra serre, grotte, balconi e sculture mitologiche, e il Teatro Jacquard. Tornando invece verso il centro potete distinguere sulla sinistra l’Asilo d’infanzia Rossi realizzato nel 1872 per i figli degli operai. Da qui proseguendo lungo via XX settembre possiamo raggiungere attraverso Via Maraschin il Nuovo quartiere Operaio.

Nove, centro conosciuto nel mondo per la produzione di ceramiche, è custodito un interessante e invidiato reperto di archeologia industriale: il più antico e funzionante mulino ad acqua d’Europa, il Mulino Pestasassi “Baccin-Cecchetto-Stringa”.
Costruito nel XVII secolo, il mulino, ancora funzionante, è una fondamentale testimonianza per la storia della manifattura ceramica. La data 1638 incisa sul camino esterno corrisponde al termine della costruzione, che anticipa di mezzo secolo la prima affermazione della manifattura ceramica nella zona: si ipotizza pertanto che inizialmente il mulino fosse utilizzato per altri scopi. Acquisito nel 1965 dalla famiglia Stringa, attuale proprietaria, che ne ha curato il restauro e la valorizzazione, nel 2004 il Mulino Pestasassi è stato votato tra “I Luoghi del Cuore” del FAI.

Tra i meglio conservati del Veneto invece , troviamo l’Antico Maglio Tamiello di Breganze mentre  a Calvene è visitabile invece il Molinetto della Teodolindaedificato nel 1768, anno in cui viene fatta al Magistero delle Acque, da parte di Antonio Sartori Piovano di Villaraspa, richiesta di uso dell’acqua del Torrente Chiavona per il funzionamento di un mulino.

Nei successivi 200 anni il molinetto viene tramandato da madre in figlia; guerre e malattie fanno sì che la gestione dell’opificio sia portato avanti dalle donne della famiglia infatti il nome “Molinetto della Teodolinda” è in onore di una di quelle donne.

L’attuale proprietaria è diretta discendente e nipote della mugnaia Teodolinda che con caparbietà ha gestito e duramente lavorato al molinetto.

valle-di-muliniAlle pendici meridionali dell’altopiano dei sette comuni si trovano le sorgenti che danno acqua e vita al fiume “cion”, il Chiavone bianco. Con questa risorsa l’uomo ha costruito da molto tempo, lungo la Valle dei Mulini a Lusiana, le diverse macchine idrauliche. L’energia dell’acqua veniva utilizzata infatti per fare funzionare i mulini per macinare il grano, i “pestarini” per brillare l’orzo, i magli per battere il ferro e la segheria per fare tavole e travi.

In vari fabbricati sono ancora conservati i meccanismi, risistemati e perfettamente funzionanti, che consentono di trasferire l’energia, prodotta dalla caduta dell’acqua nelle ruote idrauliche, agli ingranaggi e da questi alle macine, alle pile e ai martelli che completano questi congegni.

Vedere funzionare questi piccoli capolavori della creatività dell’uomo e sperimentare attività come la brillatura dell’orzo, saranno un ricordo indelebile nella mente del visitatore che avrà modo di rifugiarsi in questa oasi di serenità e pace.

In tutta la Valle il tempo sembra quasi essersi fermato e con le visite guidate (da prenotare) sarà possibile, camminando per il saliso ( sentiero lastricato con pietre ) che collega tutta la valle, entrare e vedere il pestarino dei Togna, ai “Rigine” il maglio di Armido e il mulino di Amedeo di Piero molin alla Valle di Sotto oltre al “caselo” turnario.

(Sito Valle dei Mulini)