I sentieri naturalistici: le Bregonze
Chi cammina con una certa regolarità per le splendide colline delle Bregonze, nel territorio dei comuni di Carrè, Chiuppano, Zugliano, Calvene e Lugo di Vicenza può osservare con quanta intensità sono frequentate.
Alla mattina di buon’ora, al pomeriggio, soprattutto nei fine settimana, c’è chi cammina, chi corre, chi esce con la famiglia per una passeggiata, chi gode del panorama spostandosi a cavallo, talora si muovono intere scolaresche, accompagnate dai loro insegnanti e da qualche esperto…
Insomma la collina con il suo ambiente è un “bene” sempre più appetitoso. Le colline sono pregevoli sotto l’aspetto paesaggistico e naturalistico. Grazie alla natura del substrato vulcanico che attraverso i millenni si è adagiato su dossi morbidi e linee molli, il paesaggio è sempre aperto e arioso, i pendii ampi e soleggiati. Solo il fondo delle brevi valli riserva suggestivi angoli di ombra, resi vivi dal tremolio scuro dei “boji”. Le sommità dei dossi sono piacevolmente luminose e aperte sulla media Val d’Astico e sull’alta pianura vicentina.
Tranne che in piena estate, quando le temperature sono troppo elevate, le colline sono fruibili tutto l’anno.
Di seguito proponiamo alcuni tra i numerosi itinerari possibili.
Da Oltrastico alla Ca’ Vecia per contrada Rosa
Il versante nordorientale delle Bregonze scende abbastanza ripido verso l’Astico, intagliato dai due profondi solchi del Valdaro e della Val de Onéo. Tuttavia sulle esili balze fra i crinali o all’interno delle stesse valli, si sono insediate esigue contrade in felice posizione panoramica: Santa Maria (detta anche Sanguanin), Lazzarini, Rosa, Cerchiarolla.
Al di sopra di queste contrade i versanti gradatamente si acquietano sui calmi profili dei dossi sommitali. L’itinerario che qui si propone (e che richiede 3 ore o poco più) tocca due di queste contrade, per salire infine alla Ca’ Vecia, sulla sommità delle colline.
Vista la morfologia del versante, la parte più bassa del percorso è erta e caratterizzata da orizzonti ristretti, la seconda invece è più calma e ariosa.
Dal Ponte degli Alpini sull’Astico (lungo la strada Lugo-Calvene) ci si porti a Oltrastico (quota 156). Qui, nei pressi della vecchia latteria della zona, si imbocca via Lazzarini. La latteria, ricordo di un tempo in cui a Oltrastico esisteva l’allevamento bovino, porta sul lato verso la strada, una bella icona della Vergine e lungo la via di salita mostra gli archi ordinati delle sue finestre. Si sale ripidamente tra orti e prati: in basso scorre l’Astico con Calvene adagiata allo sbocco della Chiavona, più a destra si notano il cocuzzolo della parrocchiale di Lugo e il crinale di contrada Volpente che si eleva gradatamente verso monte San Pietro. Tra bosco ombroso di acacie e castagni si penetra in Valdaro. Un’ultima curva ed ecco le poche case di contrada Lazzarini. Le costruzioni più vecchie rivelano ancora l’originale muratura fatta di mattoni e basalto nero del posto. II basalto è la roccia vulcanica che costituisce l’ossatura delle Bregonze.
La stretta stradina percorsa ora termina e, deviando a sinistra alla prima casa, si imbocchi il sentiero erboso che in breve porta alla soprastante contra’ Rosa (quota 270).
Questa contrada, minuscola e ordinata, è in ariosa posizione su un poggio che guarda l’Astico.
La strada sale oltre le case, l’andare prende respiro, la pendenza si acquieta. A destra, al di là del Valdaro, ecco le bianche case di Santa Maria con il minuscolo campanile puntuto della sua cappella; in alto chiude l’orizzonte il ciglio di Pian di Marola, la parte più elevata del complesso collinare.
La strada bianca, bordata da siepi, penetra tra campi e vigneti sul crinale tra il Valdaro (a destra) e la Val de Onéo (a sinistra). Il paesaggio collinare si fa vario e gradevole. Ancora un tratto erto. A un bivio con una casa privata, si stia a destra e si monti così sulla zona sommitale: ci accolgono una casa colonica, prati freschi e vigneti tenuti alla maniera tradizionale, sostenuti cioè da piantòni in legno con viti “maritate” a ciliegi. È piacevole giungere qui in aprile, al momento della loro fioritura. Un ultimo allungo e, a quota 346, si raggiunge l’asfalto della strada Zugliano-Ca’ Vecia. Lo si segua a destra.
Si intaglia ora il versante meridionale di monte Grumo. Gradevoli, a sud, i molli profili delle Bregonze che tra dossi prativi e vallecole boscate sfumano in basso verso la pianura.
Si giunge così piacevolmente alla Ca’ Vecia (quota 386), località che è crocevia per chi vuol raggiungere i diversi centri abitati circostanti: contrada Marola, Chiuppano, Carrè, Centrale. Il ritorno può svolgersi per la stessa via di salita; chi però è un po’ esperto di escursionismo (poco oltre il bivio già visto di quota 346) può discendere a sinistra per la storica “Strada del Musso”, erbosa e panoramica, sul crinale confinario tra Zugliano e Lugo; raggiunta località Baldi, ci si calerà a Oltrastico per contrada Cerchiarolla.
Da Centrale alla Ca’ Vecia per la valle dell’Igna e contrada Tavani
È un itinerario che richiede mezza giornata.
La valle del torrente Igna è la più varia e la più articolata del versante sud delle Bregonze. Essa, originatasi sui versanti di monte Grumo Alto (m 388), scende, aperta al sole, verso l’abitato di Centrale, località in cui l’Igna abbandona le colline.
L’itinerario prende avvio da Centrale, nei pressi della ex latteria del paese (quota 180). Si percorre la vecchia strada militare che la risale. Essa fu costruita nel corso della Grande Guerra, quando, in seguito all’offensiva, conosciuta come Spedizione Punitiva (1916), gli austroungarici si erano attestati sul Cimone di Arsiero e minacciavano la media Val d’Astico; occorreva perciò fortificare la sommità delle Bregonze al fine di bloccare un eventuale nuovo attacco austriaco verso la pianura. Ecco la necessità di costruire celeri strade in questa zona.
Del vecchio impianto militare la strada conserva ancora lunghi tratti selciati. Procedendo in leggerissima salita, in vista del Capitello dei Morti, la valle si apre su ampie schiarite prative.
A sinistra, in basso, luccica l’acqua dell’Igna fra gli alneti delle rive. Poco oltre, si arriva in zona “Fontanèle”. Qui gli abitanti di Centrale, ma anche thienesi, venivano un tempo a bere l’acqua ferruginosa che sgorga dal greto del torrente e che rimane fresca e viva anche in periodi di prolungata siccità. Tra bosco di acacie, sambuco, ontano e filari di pioppi ci si alza verso la chiaria ariosa di Prà Largo; qui la valle dell’Igna riceve la valle degli Spìllere. Questi prati si fanno particolarmente luminosi a metà aprile, quando si accende il giallo del ravizzone e del taràssaco (pissacàn).
Superato il ponte dell’ Igna, la strada si alza verso il ponte dei Tavàni (quota 248), anch’esso di evidente fattura militare.
Nei pressi è sita la fontana dell’omonima contrada dove un tempo le donne scendevano a lavare i panni con ceste e bigòlo. Dopo il ponte si continua l’asfalto che, con tornanti tra campi e muretti a secco, guadagna le case dei Tavani (quota 295). Per un vicolo tra le case e le stalle si tocca il capitello della contrada e poi ci si alza verso le ville di recente costruzione di località Costa Diana.
Ampio, a occidente, il panorama sul vicino colle della Fratta e in lontananza sul monte Summano e la Val dell’Astico. Raggiunto l’asfalto della strada Fratta-Ca’ Vecia, lo si attraversi per imboccare la stradina sterrata che, fra campi e prati ariosi, porta a Casa Dal Bianco e poi a contra’ Pon di Chiuppano.
Il nostro itinerario però, evitando le case, devia a destra verso i prati di Roccolo Moschèle, che sorge in prossimità delle vecchie scuole elementari di contrada Marola e del cippo partigiano alla Brigata Mameli. Questo di Moschèle era uno uno dei principali roccoli delle Bregonze, anche perché favorevolmente posizionato.
Oggi è diventato un sito per birdwatching. Prendendo ora a destra la strada per la Ca’ Vecia, si percorre una delle sommità più aperte e panoramiche delle Bregonze: ampia veduta sul versante sud dei Sette Comuni (alle spalle) e sui monti della Val d’Astico (a destra).
In breve si giunge alla Ca’ Vecia (quota 386), l’osteria più celebre della collina, un tempo luogo d’incontro per i contadini locali, ma anche richiamo per i giovani dei paesi circostanti che vi convenivano alla festa per ballare. Dal poggio antistante la vista si allunga sulla pianura vicentina, verso cui degradano i pendii meridionali delle Bregonze.
Dalla Ca’ Vecia, per la strada che tocca contra’ Rua e villa Rospigliosi (oggi Casa del Divin Maestro), si scende a Centrale.
Si consiglia di consultare il volume Colline delle Bregonze: ambiente, arte, escursioni, Sezione di Thiene del CAI, 1987.
“Thiene e la Pedemontana Vicentina. Arte, colori e sapori dall’Astico al Brenta”